Il 2024 è stato un anno difficile per l’industria italiana della macchina utensile che ha registrato un calo della produzione interna mentre l’export è cresciuto. Le previsioni Ucimu per il 2025 sono moderatamente ottimistiche anche se il Piano Transizione 5.0 necessita di aggiustamenti alla Legge di Bilancio.
Durante la Conferenza stampa di fine anno Ucimu, svoltasi lo scorso 11 dicembre presso la storica sede del Palazzo dei Giureconsulti nel cuore di Milano, sono stati presentati i dati preconsuntivi 2024 e le previsioni 2025 dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. Nessuna sorpresa circa il finale di un anno, il 2024, che ha avuto un andamento difficile per le aziende che operano nel settore. Una timida ripresa è prevista per il 2025. Questo quanto emerge dalle parole di Riccardo Rosa, presidente dell’associazione.
Calo dell’import della macchina utensile
In particolare, i dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu – Sistemi per Produrre confermano che nel 2024 la produzione è calata dell’11,4% rispetto al 2023 attestandosi a 6.745 milioni di euro.
La forte contrazione delle consegne dei costruttori sul mercato italiano, il cui valore si attesta sui 2.255 milioni di euro (pari al 33,5% in meno del 2023), e gli scarsi investimenti degli utilizzatori italiani sono le principali cause del calo della produzione. Infatti, è stato registrato un crollo del consumo interno del 34,8%, a 3.795 milioni di euro. Trend impattante anche sull’andamento dell’import che si è ridotto a 1.540 milioni, ovvero del 36,5%.
Export della macchina utensile in crescita nel 2024
In controtendenza, invece, l’export dove i costruttori italiani si sono distinti ottenendo ottimi risultati. Rispetto al 2023, infatti, l’export è cresciuto del 6.3% con 4.490 milioni di euro, registrando un record mai raggiunto.
Secondo l’analisi Ucimu, sulla base dei dati ISTAT, nel periodo compreso da gennaio ad agosto 2024 i principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di sole macchine utensili sono stati:
- Stati Uniti (419 milioni di euro, +17,8%)
- Germania (243 milioni di euro, +12,3%)
- Cina (138 milioni, -15,3%)
- India (132 milioni +100%)
- Francia (125 milioni, -9,3%).
Il dato di export/produzione è salito a 66,6%.
2025: moderata crescita della produzione
Le previsioni elaborate dal Centro Studi Ucimu fanno emergere un moderato ottimismo per il 2025 con un timido incremento della produzione che si attesterà sui 6.940 milioni (+2,9% rispetto al 2024).
La crescita della produzione sarà determinata:
- dall’andamento positivo delle esportazioni, con un +0,3% rispetto al 2024, che si attesterà a 4.505 milioni di euro (nuovo record)dalla ripresa delle consegne dei
- costruttori italiani con un +8% rispetto al 2024, che cresceranno a 2.435 milioni di euro grazie alla ripresa della domanda domestica.
Il consumo italiano di macchine utensili, robot e automazione crescerà a 4.070 milioni, pari al 7,2% in più rispetto al 2024. Anche le importazioni potranno giovarsi della (debole) ripresa della domanda interna, come dimostra il dato di previsione che indica una crescita del 6,2% a 1.635 milioni di euro. Il dato di export/produzione scenderà leggermente, fermandosi a 64,9%.
Bene l’export di macchine utensili ma con un occhio ai dazi
Come dimostrano i dati, il 2024 è stato un anno difficile per il settore della meccanica. Tuttavia i costruttori di macchine utensili hanno saputo reagire orientando la propria attività verso i mercati più dinamici tra cui un ruolo di particolare rilevanza hanno avuto soprattutto negli ultimi anni gli USA. La nuova amministrazione americana alla guida del Paese potrebbe attuare una diversa politica di dazi per i beni legati alla produzione estera, per questo Ucimu è attenta alle strategie di internazionalizzazione. “Proprio in questi ultimi mesi è stato costituito Oficina Italiana de Promotiòn Mexico, un desk che opera per supportare le aziende italiane associate a UCIMU e Amaplast, nell’attività di conoscenza e penetrazione del mercato rilevante, anche per l’area del Centro e Nord- America”, ha affermato Riccardo Rosa, presidente di Ucimu.
Transizione 5.0: un’opportunità per le aziende della meccanica
Per cercare di far fronte al crollo della domanda e della produzione interna è necessario provvedere con interventi mirati e misure importanti. A questo proposito desta particolare interesse il Piano Transizione 5.0 che rappresenta una grande opportunità per le aziende di operare con un approccio più sostenibile, un corretto uso delle risorse, ottenendo un importante risparmio energetico e mettendo in atto una produzione sostenibile. Le lunghe attese per il perfezionamento e la semplificazione annunciate dalle autorità di Governo nel mese di novembre, tuttavia, non sono ancora rese effettive. Per questo motivo, a maggior ragione, è necessario che vengano inseriti alcuni correttivi alla Legge di Bilancio.
Aggiustamenti alla Legge di Bilancio
“Apprezziamo in particolare l’idea di sostituire l’obbligo di certificazione del risparmio energetico con la possibilità di abbinare il nuovo acquisto alla sostituzione di un macchinario obsoleto (il cui ammortamento è stato completato da almeno 24 mesi). Questo vorrebbe dire che si potrebbe acquistare un nuovo macchinario in regime 5.0 se l’acquisto fosse legato al rimpiazzo di una macchina con almeno 7 anni di età. Ma apprezziamo anche l’innalzamento delle aliquote, la possibilità di cumulare la misura con gli incentivi per la ZES o con altri incentivi finanziati con risorse non nazionali e l’allungamento della misura al primo quadrimestre 2026”, ha dichiarato Rosa.
Se i correttivi saranno presenti nella Legge di Bilancio, si agevolerà la ripresa del comparto manifatturiero italiano che sarebbe anche in linea con le direttive di sostenibilità definite dall’Unione Europea.
Green deal e transizione elettrica
“E a proposito di green deal – ha aggiunto Rosa – non possiamo che rilevare che la posizione dell’Unione che intende procedere con il piano di transizione elettrica del motore endotermico con i tempi e le modalità attualmente stabilite, sta mettendo a dura prova il manifatturiero del vecchio continente”.
“Quello a cui stiamo assistendo oggi, con la chiusura di alcune fabbriche automotive e la fuoriuscita di migliaia di lavoratori anche dell’indotto, rischia di innescare un effetto domino che porterebbe un grave problema sociale per la gran parte dei Paesi dell’area, a partire proprio dall’Italia. Non possiamo assolutamente permetterlo, per questo ritengo sia necessario che tutti gli organismi di rappresentanza del mondo industriale facciano sentire la loro voce prima che sia davvero troppo tardi. Si tratta di una partita che vede imprenditori, manager, maestranze, istituzioni di governo, tutti coinvolti per il comune interesse di difendere l’industria che è la base del sistema economico del paese e dell’Europa”, ha concluso Rosa.
Nuovo programma di politica industriale 2026
Poiché il sistema manifatturiero italiano rappresenta un pilastro fondamentale dell’economia del nostro Paese, Ucimu continuerà a dialogare con il Governo affinché fin dai primi giorni del prossimo anno venga discusso un nuovo programma di politica industriale che accompagni e sostenga lo sviluppo delle nostre imprese dal 2026 in avanti.
a cura di Maria Bonaria Mereu
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