Il settore delle fonderie fa i conti con un mercato in difficoltà

Secondo il Centro Studi Assofond, il terzo trimestre del 2024 segna una perdita di livelli produttivi nel settore delle fonderie del -13,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il segno negativo è ancora più evidente se si analizzano i settori con cui lavorano le fonderie.

Il settore delle fonderie non sta vivendo un buon periodo.

Sebbene le aziende del comparto, che lavorano con il settore automotive, abbiano beneficiato di una domanda ‘accettabile’ quelle che realizzano prodotti per la meccanica, le macchine agricole, movimento terra, edilizia hanno visto acuirsi una crisi già evidente nei mesi precedenti, con cali sia di produzione sia di fatturato in alcuni casi vicini o superiori al -30%.

Tuttavia, secondo Assofond, che ha curato l’indagine congiunturale relativa al terzo trimestre 2024, anche il settore automotive è entrato in una fase di forte crisi, proprio nel trimestre di cui si sta parlando, suggellando il dato di calo del 30%.

Il calo congiunturale del settore delle fonderie

Secondo il Centro Studi Assofond, il terzo trimestre del 2024 segna una perdita di livelli produttivi, nel settore che si sta analizzando, del -13,7% rispetto allo stesso periodo del 2023 e un calo congiunturale sul secondo trimestre che raggiunge il -19%. Se la perdita congiunturale risente sicuramente della stagionalità del mese di agosto, il calo evidenziato nel periodo che va da luglio a settembre segue un valore negativo del -2,1% già presente fra il secondo e il primo trimestre dell’anno. Allo stesso modo anche il fatturato registra una contrazione tendenziale del -12% e una flessione congiunturale del -17,7%.

Il settore delle fonderie fa i conti con un mercato in difficoltà
Fabio Zanardi, presidente di Assofond

I dati che emergono dall’ultima indagine congiunturale del Centro Studi di Assofond confermano. «Qualcosa che non si vedeva dalla crisi finanziaria del 2008-2009», mette in luce il presidente di Assofond, Fabio Zanardi.

La differenza tra fonderie ferrose e non

Sono le fonderie ferrose a segnare il distacco maggiore sui risultati dell’anno scorso: la perdita tendenziale è pari al -15,7%, contro il -9,5% delle fonderie non ferrose; anche sul dato congiunturale, la flessione delle fonderie non ferrose è inferiore (-17,3%) benché di poco, al calo delle fonderie ferrose (-19,8%).

Anche la dinamica lungo gli ultimi quattro trimestri presenta una difformità fra i due comparti, dato che conferma il ruolo giocato dal settore automotive: la produzione tendenziale delle fonderie non ferrose – che destinano all’auto oltre il 50% dei loro prodotti – registra sì una battuta d’arresto, ma dopo due trimestri in cui si era osservato un segno positivo; la stessa curva, lato fonderie ferrose, risulta invece continuamente decrescente dall’ultimo trimestre del 2023 e, in quest’ultimo, si registra un nuovo valore di minimo assoluto. Dal punto di vista del fatturato, la perdita sullo stesso trimestre del 2023 è più significativa fra le fonderie ferrose (-13,9%) e meno per quelle non ferrose (-8,2%); la flessione congiunturale delle fonderie non ferrose si ferma al -14,9%, quasi cinque punti in meno di quella delle fonderie ferrose (-19,1%).

I dazi e Trump non spaventano il settore delle fonderie

«Lo scenario globale resta incerto – commenta ancora Zanardi – e l’Europa, in questo momento, gioca la parte del vaso di coccio: il gap di produttività che paghiamo nei confronti delle grandi potenze economiche mondiali è fortissimo ed è il risultato di anni di mancati investimenti. Oggi lo spauracchio più grande è rappresentato dai dazi che tutti ci aspettiamo verranno decisi dall’amministrazione Trump dopo il suo insediamento. Non riteniamo però che politiche protezionistiche da parte degli USA possano impattare fortemente sul nostro specifico settore: anche senza barriere, infatti, non possiamo a oggi essere davvero competitivi con i concorrenti americani, o cinesi, o indiani, che pagano l’energia infinitamente meno di noi e che hanno anche una minore incidenza del costo del lavoro; quest’ultima è infatti aumentata considerevolmente negli ultimi anni per effetto degli adeguamenti all’inflazione previsti dal CCNL metalmeccanico».

calendar_month

a cura di Stefano Belviolandi